CAPO DI PONTE
A poca distanza dal Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane, a Capo di Ponte, in Valle Camonica, si estende il complesso denominato Monastero di San Salvatore. I primi documenti attestano la presenza di monaci già alla fine del XI secolo; nel 1095, una bolla di Urbano II, papa cluniacense, lo indica alle dipendenze del priorato di San Paolo d’Argon. Acquisito nel 2002 dalla Fondazione Camunitas, il Monastero è stato oggetto di lavori di sistemazione e rientra nella Rete europea dei siti cluniacensi, patrocinati dal Consiglio d’Europa come “Grande itinerario europeo”.
Esterno
All’ingresso, sulla sinistra, un roseto congiunge idealmente il monastero alla Pieve di San Siro, altro gioiello romanico che si trova sul versante orografico opposto. La chiesa, dedicata alla Trasfigurazione del Santissimo Salvatore, è uno splendido esempio di arte romanica lombarda, con elementi tipici degli edifici romanici borgognoni. All’esterno si trovano alcuni resti delle mura monastiche, un’ara funebre romana e un cippo con un’iscrizione latina che ricorda un gladiatore reziario di nome Rutumanna. Pochi metri più avanti, il Giardino dei Semplici. La struttura riprende la ripartizione medievale in quattro settori, dove i viali rappresentano i quattro fiumi che scaturivano dal giardino dell’Eden. Al centro un melograno, l’albero della vita.
Storia
Risale al 1087 il primo documento che cita la presenza di possedimenti di Cluny a Capo di Ponte. Nel 1095 una bolla di papa Urbano II all’abate Ugo di Cluny, documenta che in Valle c’è un monastero cluniacense, denominato San Salvatore de Tegiis, subordinato al priorato di San Paolo d’Argon. La chiesa fu costruita fra il 1110 e il 1130, dopo la costituzione in priorato autonomo nel 1120. San Salvatore è il più a nord dei monasteri cluniacensi bresciani. Il luogo è immerso nella quiete e nella natura e circondato da un’area con testimonianze di epoca preistorica e romana, ricco di leggende, tra cui quella di un piccolo tesoro e di una biblioteca, appartenenti ai monaci, trafugati o distrutti nell’incendio del 1270.
Nel 1460 si redige lo stato ufficiale dei monasteri e a San Salvatore risultano essere presenti solo un monaco e il priore. Poco dopo, nel 1465, smette di essere priorato cluniacense. Nel 1535 è assegnato a Durante Duranti, arciprete di Cemmo, che poi diventa cardinale e vescovo, tra i benefici del Duomo di Brescia. Nel 1797 la Repubblica Bresciana sopprime il capitolo della cattedrale e si dissolve il patrimonio del priorato. Nel 1798 Andrea Cogordani, commerciante pellame di origine francese, acquista le case e alcuni terreni. Diventa di proprietà di Giacomo Rizzi nel 1880, seguono la ricostruzione e la riconsacrazione della chiesa. Nel 2002 è acquistato da Fondazione Camunitas e nel 2008 entra a far parte della Rete europea siti cluniacensi – grande itinerario culturale europeo.
Interno
L’interno è ben conservato ma in origine era arricchito da intonaci, statue e arredi. Le volte romaniche sono originali. Le sculture dei capitelli presentano significati allegorici, fusione tra cultura popolare e concetti teologici complessi, in cui l’artista non si preoccupa di imitare le forme naturali ma di combinare i simboli (sirene, anfisbene, scene bibliche, aquile). Gli affreschi rappresentano un Crocifisso e due santi, Lorenzo e Glisente in un paesaggio montano; San Pietro Martire; frammenti nell’abside di una probabile Incoronazione della Madonna, con Apostoli e Santi, attribuibile alla scuola di Giovan Pietro da Cemmo.
Informazioni per apertura e visite: Pro Loco Capo di Ponte, tel. 0364.42080.